I Topini del Foyer

Ed eccoci al racconto vincitore della nuova sezione del Clepsamia dedicata ai racconti per ragazze e ragazzi: I Topini del Foyer di Silvia Ghirardi Frilli.

I Topini del Foyer

Un altro intenso pomeriggio stava iniziando e i Topini del Foyer correvano su e giù per il teatro, presi dai preparativi per lo spettacolo.
Fare lo stesso spettacolo ogni sera, sei giorni a settimana, non è per niente facile. Eh no. Ogni sera c’è un pubblico diverso, perciò i Topini del Foyer sapevano che avrebbero dovuto dare il massimo anche quella sera.
Il foyer è l’ingresso del teatro, dove la gente arriva felice per lo spettacolo che andrà a vedere, quindi se dal foyer arrivano tante voci, significa che c’è tanto pubblico e la serata sarà sicuramente un successo! Avevano chiamato così la compagnia teatrale, perché dicevano che già dal rumore del foyer, si poteva capire se sarebbe stata una bella serata o no.
Ogni topino aveva il proprio compito da portare a termine: Calicò, la topina scenografa, stava verificando che ogni vite fosse salda; Quinta, la topina assistente di regia, stava controllando tutti gli oggetti di scena; Puntaspilli e Rocchetto, i topini costumisti, stavano rinforzando i bottoni dei costumi.
Alle 17:45 precise, Larsen, il topino fonico, uscì dal teatro e attraversò la strada di corsa per infilarsi nel pub di fronte. Doveva assolutamente prendere un cartoccio di patatine fritte per Madama Butterfly, la topina cantante lirica. Le patatine fritte erano il suo rito portafortuna prima di andare in scena e Larsen si faceva volentieri un goccetto di sherry, prima di iniziare a lavorare. E poi quanto gli piaceva l’odore del pub. L’aroma del whiskey che si mescolava alla legna bruciata della stufa e agli anelli di cipolla fritti…
All’idea della cipolla fritta si era messo a correre ancora più forte, quasi avesse paura che i profumi (e lo sherry) svanissero prima che lui potesse entrare.
Correva talmente tanto, che non fece caso al silenzio totale in cui era immersa la strada, di solito molto trafficata, ma quando sbatté il musino sulla porta chiusa del pub, non poté più ignorare la realtà che lo circondava.
Niente. Nessuno in giro. Nessuna macchina, nessun risciò, nessun gruppo di turisti estasiati. Solo allora notò l’avviso che campeggiava su ogni porta chiusa:

“LOCALE CHIUSO PER ALLERTA METEO”

Che novità era questa? Com’era possibile che avessero chiuso tutto dalla mattina alla sera? Rifece la strada al contrario quasi volando, con il cuore in gola.
Quando arrivò in teatro ormai era ora di far entrare il pubblico ma… non c’era nessuno. Nessuno in fila col biglietto in mano, nessuno nel foyer a chiacchierare, nessuno al bar.
Non c’erano più dubbi, il teatro era chiuso, come tutti gli altri teatri della città.
Come tutta la città.
Tutti i topini si voltarono verso Filato, il topino regista, che era il loro punto di riferimento anche fuori dalla scena, ma neanche lui sapeva che pensare e alzò le spalle grattandosi la testolina. Fu allora che Andante, la topina violinista, corse a prendere una vecchia radiolina che uno spettatore aveva perso. La accesero e ascoltarono la voce che uscì:
“…perciò, secondo le nuove disposizioni municipali, da oggi tutta la popolazione è invitata a restare in casa, fino a che l’allerta per la bufera di neve non sia passata…”
Ecco! Allora c’era una bufera di neve in arrivo e non si sapeva quando avrebbero potuto rimettere il naso fuori. I topini cominciavano ad agitarsi, Filato passò tutti in rassegna con lo sguardo, poi prese fiato e tutti i topini con lui.

– Amici, non perdiamo la testa. Questa chiusura del teatro non ci deve impedire di fare il nostro lavoro: portare in scena l’arte. Organizzeremo un grande spettacolo, il più grande a cui i Topini del Foyer abbiano mai partecipato!
Gli occhi dei topini brillavano così tanto che a Filato sembrò di trovarsi davanti ad un cielo stellato.

– E qui viene la parte complicata: qual è lo spettacolo più grande di tutti?”

– La Madama Butterfly di Puccini! – urlò Madama Butterfly, con un sorrisetto compiaciuto, sventolandosi col ventaglio.

– Non scherziamo, è Lo Schiaccianoci di Ciajkovskij! – dissero in coro Pirouette, Jetè e Grand Jetè, i topini ballerini di danza classica, lanciando uno sguardo obliquo a Scalza, la topina ballerina di danza contemporanea, che fece spallucce.

– Come come? Non starete mica dimenticando il Bardo?? Il più grande spettacolo al mondo è Amleto di Shakespeare! – affermò Sonetto, il topino attore shakespeariano e si mise nella posa tipica, mimando di avere un teschio in mano.
Arturo, il topino direttore d’orchestra lanciò uno sguardo d’intesa ai compagni orchestrali e agitò la mano:

– Filato! Filato! Secondo noi è La Valchiria di Wagner! Come dimenticare la Cavalcata delle Valchirie??…POOO-PO! PO-PO-PO-POOOOO-PO!…” e iniziò a canticchiare l’aria con una certa pomposità.
Suo malgrado, Filato dovette mettere ordine, ma prima di urlare “SILEEEEEEENZIO!” non riuscì a trattenere un’alzata d’occhi al cielo.
I topini smisero di bisticciare e si ricomposero con lo sguardo basso. Erano pur sempre dei topini professionisti e tutto quel litigare fra loro era decisamente da dilettanti.
Filato prese fiato e disse:

– Amici! Ho parlato di spettacolo grandioso, ma questo non significa che debba essere uno solo! Ognuno di noi ha uno spettacolo nel cuore, che per tante ragioni non è mai riuscito a portare in scena… io dico FACCIAMOLO ADESSO! Ognuno di voi porti in scena le musiche, i monologhi, le arie, le coreografie che ama di più, la grandiosità di questo spettacolo sarà la sua varietà!
Ci fu qualche secondo di silenziosa incredulità e poi tutti i topini scoppiarono all’unisono in un fragoroso “SSSIIII!!!”.
I topini si riunirono subito con i propri compagni, iniziando a confabulare. A fine giornata ogni gruppo aveva preso una decisione e ognuno portò la propria idea a Filato, il quale si prese una notte e un giorno per organizzare la regia di uno spettacolo grandioso, sì, ma anche difficile.
Il giorno dopo, la prova generale iniziò con grande entusiasmo, i topini salivano sul palco e davano il loro massimo. Ma Filato restava lì, in silenzio, con le braccia conserte, a fissare senza quasi battere le palpebre. Quinta sapeva che quando aveva quella faccia, era bene non disturbarlo.
Più o meno a metà della prova, il regista disse quasi sottovoce:

– Non ci siamo, non funziona. Manca qualcosa, ma non capisco cosa. Quinta, tu che ne pensi?
Timidamente Quinta rispose:

– … è…carino…”
Filato capì che era un modo gentile per dire “che noia!”. Interruppe la prova e diede a tutti il pomeriggio libero.

– Ho bisogno di pensare – disse a Quinta, si infilò il berretto ed uscì dalla sala.
Quello era il suo berretto fortunato e se lo metteva sempre quando aveva bisogno di farsi venire una buona idea. Si mise a girare per le sale e i corridoi del teatro, fermandosi davanti alle locandine degli spettacoli famosi che erano passati da lì.
Improvvisamente si bloccò. Aveva capito. Le locandine ritraevano solo i grandi protagonisti, ma la magia di uno spettacolo stava in tutta la lista di nomi scritti in piccolo. Il successo di uno spettacolo era un lavoro di gruppo.
Ecco cosa mancava: il lavoro di gruppo!
Tornò indietro quasi correndo, prese Quinta da una parte e le disse:

– Ho bisogno che tu scriva un comunicato per tutti. Per favore scrivi: Cari Topini, sono davvero orgoglioso del lavoro che ognuno di voi ha fatto. Ricordatevi però che siamo un gruppo, il successo di uno spettacolo è fatto del lavoro di tutti. Il talento di uno può essere aumentato dal talento degli altri.
Quinta scrisse tutto facendo sì con la testa e infilò una copia del comunicato sotto ogni porta dei Topini.
Il giorno dopo, si presentarono tutti in anticipo alla prova generale, tanta era la voglia di cominciare.
La scaletta iniziò come il giorno prima, ma fu durante l’esibizione dei ballerini classici che successe la magia. Durante l’assolo di Pirouette, Andante iniziò suonare il suo violino, improvvisando sui passi Pirouette.
Gli altri Topini si illuminarono in volto, avevano finalmente capito il messaggio di Filato: il talento di ognuno esalta il talento dell’altro. Arrivò il gran finale, con tutti sul palco, luci, musica e tanta gioia topina!
… e Filato? Filato era in cabina regia, con le lacrime agli occhi e il cuore che scoppiava di orgoglio.
I Topini rimasero fermi immobili nella posa finale, ma quando anche l’eco dell’ultima nota si fu spento, nel silenzio della platea si sentirono battere due mani.
Altre due mani si unirono e l’applauso che era partito timido, diventò una vera e propria ovazione.
I manutentori erano stati lì per tutto il tempo e i topini non se ne erano accorti! Addetti alle pulizie, idraulici, elettricisti, erano tutti lì ad applaudire. I topini si spaventarono, perché di solito questi li rincorrevano con aspirapolveri e scopettoni, ma non quella volta.
Filato scese la lunga scalinata dalla cabina regia al palco per complimentarsi con i compagni:

– Miei cari Topini, non sono mai stato tanto orgoglioso di voi! E gli applausi degli addetti qui presenti mi ha fatto capire due cose: UNO! Che abbiamo realizzato il sogno di mettere in scena uno spettacolo davvero nostro e che questo spettacolo piacerà! E DUE!…
I Topini trattennero il fiato sporgendosi in avanti verso Filato.

– …che se stanno rimettendo a posto il teatro, SIGNIFICA CHE PRESTO POTREMO RIAPRIRE! E allora “Varietà Topino” troverà il successo di pubblico che merita!
Difficile descrivere il suono di 23 cuori topini che esplodono di gioia, ma provate ad immaginarlo.
Dopo tante settimane, il teatro stava finalmente per riaprire, ma la vita dentro non era mai mancata, perché l’arte non si ferma chiudendo una porta.
Tutti i Topini avevano ritrovato la gioia nel fare il proprio lavoro e avevano capito che quello era ancora il mestiere che amavano.
Erano davvero dei gran bravi Topini.