Sergio sinesi premiato con “in bianco e nero” edito da vj edizioni

Gli autori della VJ Edizioni continuano a farsi onore in vari concorsi. Sergio Sinesi, pugliese di origine e milanese di adozione, ha ottenuto il Premio del Presidente al Premio “La girandola delle parole” con il romanzo “In bianco e nero” edito da VJ Edizioni. Eccone la sinossi:

“Le parole mancanti creano mostri!”. È quanto dice in un attimo di disperazione il dottor Russo a Osip durante il loro ultimo incontro. E queste parole appartengono a quel filo che ha unito casualmente le loro vite.

Due anni prima la madre di Osip, Natascia, una badante ucraina, fu travolta da un tram. I giornali scrissero che s’era suicidata; il tramviere confermò che in quel punto non poteva inciampare, poteva solo gettarsi sotto le rotaie; la polizia chiuse subito il caso. Osip non accetterà mai la versione del suicidio. Arrivato in Italia per recuperare alcune cose di sua madre e trovare un lavoro, cercherà di capire le ragioni dell’accaduto. Scoprirà che sua madre aveva la passione della fotografia, una passione a lui appena accennata, ma che gli si rivela essere qualcosa di più: una ricerca interiore che si estrinsecava col scattare foto e che lui non conosceva.
In questa sua ricerca s’imbatte nel dentista Russo, che ha conosciuto sua madre, e che lo coinvolge nei suoi discorsi sul futuro prossimo dell’uomo, ormai assorbito dalla inarrestabile ricerca di superare i suoi limiti. Tra i due nasce una simpatia dovuta anche al fatto che i propri genitori se ne sono andati senza dare loro alcuna spiegazione: si sentono figli traditi. Il dottor Russo è figlio di genitori nazisti. Solo Osip infine saprà la verità.
Le loro vite si incroceranno con dei fatti di cronaca riguardanti ragazzi scomparsi, apparentemente senza alcuna ragione. L’orrore verrà smascherato grazie a un team affiatato di poliziotti, tra i quali Ivana e il suo cane Buck.
La storia sembra non insegni nulla e c’è chi vuole che il passato ritorni. Ma forse la colpa di alcuni nostri comportamenti sta proprio in quelle parole mancanti che se ci fossero state, avrebbero potuto educarci all’amore per il prossimo. Ciò che noi siamo, sembra dire il dottor Russo a Osip, è una casualità, tutto dipende da quelle parole, tutto dipende da come luce e ombra si adagiano sul soggetto di una fotografia: quei contrasti che si sono creati sono come parole che il fotografo ha messo dentro quello scatto.

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