Il delitto della torre

La VJ Edizioni è lieta di annunciare la prossima pubblicazione di Il delitto della torre, romanzo giallo di Giuseppe Carfagno.

Un noir ambientato Loano (SV) nota località balneare della Liguria.

Giuseppe Carfagno è un professore di lettere in pensione, attivo al I.C. Italo Calvino di Milano ed ha sempre tenuto, oltre alle normali lezioni, corsi di scrittura creativa. Appena in pensione, ha continuato questa sua attività all’Università Humaniter di Milano, con corsi sul noir, il giallo, il romanzo storico, ecc. ed uno sulla vita e le opere di Leonardo da Vinci. Ha pubblicato più di venti romanzi con la Mursia, la B. Mondadori, l’Edisco, La Vita Felice e Il Ciliegio Edizioni. Con quest’ultima casa sono usciti: “Titina, storia di un cane Nobile”, “Bruno, un cucciolo da salvare”, “Ciro, storia di un piccolo dinosauro italiano”, “Umberto è andato in America”,e “L’Isola dei gabbiani”. Con la La Vita Felice: “Le straordinarie storie della Martesana”, “La Masseria delle ginestre”. Ultima pubblicazione, con Il Ciliegio: “Il sogno di Leonardo da Vinci”. Per VJ Edizioni ha pubblicato nel 2019 “Una rosa per Tutankhamon”.

Ecco l’incipit del romanzo:

15 maggio 2022- Centro storico di Loano
Erano quasi le due di notte, quando Tommaso Gardin avvertì il suono del videocitofono, guardò la sveglia, imprecò, e poi si alzò per controllare. Appena raggiunta la porta, vide dal piccolo schermo un cliente che gli doveva ancora un bel po’ di denari. «Le sembra l’ora?!» esclamò infastidito. «Mi scusi signor Gardin, ha ragione, mi perdoni, ma sono venuto a consegnarle la cifra che le devo e non volevo che qualcuno mi vedesse, sa com’è.» Lui ci rifletté un attimo e poi decise di aprire, nel suo mestiere bisognava cogliere l’attimo, anche se in verità l’avrebbe mandato a quel diavolo con due calci nel culo. «Se non ricordo male, mi deve diciotto mila euro, ce li ha tutti in contanti?» gli disse. «Eccoli!» esclamò quello, e glieli mostrò, sollevando il coperchio di una scatola di scarpe. Erano tutti in tagli da cento. «Va bene, venga su e poi sparisca, stavo dormendo.» Così dicendo, aprì cancello e porta. Poco dopo, però, comparendo come dal nulla, cinque persone lo spinsero con violenza ed entrarono. Uno di loro l’afferrò alla gola e gli mise sulla faccia una pezza imbevuta di un liquido puzzolente, mentre gli altri gli bloccavano braccia e gambe, colpendolo al contempo violentemente con calci e pugni. Un altro gli diede anche una testata alla tempia destra. Tuttavia, nonostante il colpo, le botte, la scarsa luce e lo straccio imbevuto di anestetico, Gardin li aveva riconosciuti, ma fu proprio questo, un momento prima di perdere i sensi, a terrorizzarlo più di tutto. Realizzò, infatti, che se lo stavano aggredendo a quel modo, e a volto scoperto, non lo avrebbero di certo lasciato vivo. E quando agli assalitori fu chiaro che era svenuto, uno di loro tirò fuori dalla tasca destra una scatoletta con dentro una siringa, una fialetta, un ago e un filo. Poi gli fece una iniezione al braccio sinistro e poi completò l’opera, come da programma. Subito dopo, in quattro, lo afferrarono e lo sbatterono come uno straccio in una cassa posizionata sopra un carrellino che si erano portati appresso. Utilizzando infine le torce dei cellulari, si recarono tutti nello studio, alla meticolosa ricerca di soldi e documenti. «Bene» disse dopo un’oretta uno dei malviventi che pareva il capo, «questa è fatta, ora la fase due» e si allontanarono, cercando di fare il minimo rumore, benché in quella grande casa ci abitasse solo lui, il proprietario, il Gardin.